L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.
(Paul Klee)
L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.
(Paul Klee)
Avete già visto il secondo episodio dell’ info-reality #ItaliainClasseA – #LaSerie ? Noooooo? E cosa aspettate? Lo trovate a questo link
‘Risparmio energetico nel condominio’ è una guida teorico-pratica che ho scritto insieme all’amico Franco D’Amore, rivolta ad amministratori e condòmini, per realizzare con successo un progetto di riqualificazione energetica del proprio condominio. E’ già possibile acquistare il volume in formato e-book sul sito di e-commerce della DEI Tipografia del genio civile( www.build.it ).
Qui il volume in formato e-book https://lnkd.in/dhmgU_A.
Presto anche la versione cartacea.
Buona lettura
Chi di voi non ricorda il mitico Daitan III, come lo pronunciavamo in Italia, il robot a energia solare che, subito dopo le due crisi petrolifere del ’73 e del ‘79 , ci fece conoscere la potenza di un’ energia futuristica catturata dal sole.
Noi che, al tempo, conoscevamo solo la benzina della 127 di papà che veniva rifornita esclusivamente da volgari benzinai in salopette, col culo basso e la sigaretta costantemente in mano. Niente a che vedere con gli agili e statuari piloti dei samurai d’acciaio nipponici.
Il robot era enorme. Solo successivamente, grazie al cugino di un mio amico che comprava fumetti giapponesi, scoprii che misurava centoventi metri di altezza circa, quanto un palazzo di 40 piani e che pesava 800 tonnellate, cioè quanto due Boing 747 a pieno carico. Il pannello di ricarica era sulla fronte, rosso e lucente e aveva una superficie di circa otto metri quadri, la cucina di casa mia più o meno.
E grazie a quel portento tecnologico Haran Banjo, il pilota del mitico Daitan III, lo caricava a pallettoni solari in meno di dieci secondi e, con tutta quell’energia, ci bombardava il robot cattivo di turno che veniva distrutto senza appello. Un fungo atomico sullo sfondo ci rassicurava che giustizia era stata fatta e che potevamo gioire per l’ennesima vittoria.
Ho provato a fare un piccolo calcolo, ipotizzando che Daitan funzionasse solo per il tempo della puntata e che consumasse quanto un umano di pari stazza. Il calcolo è impietoso.
Per un’ entrata in scena con tanto di trasformazione, deambulazione e dialogo serrato con il mostro e lotta intensa di tre minuti, simil arti marziali, servono circa un milione e mezzo di chilocalorie che corrispondono, più o meno, a duemila chilowattora. Per non parlare dell’attacco solare che, vista la potenza, non sarebbe potuto partire senza la ricarica veloce fatta seduta stante. E qui siamo nell’ordine dei megawatt, al pari di un piccolo missile a testata nucleare.
Ma noi ci credevamo veramente che si potesse riempire di energia il nostro mastodontico eroe così velocemente e che lui avesse serbatoi/accumuli nelle gambe dove stipare carburante ricavato dal sole per fare capriole e schivare i missili.
E molti hanno sperato che tutto questo un giorno sarebbe diventato realtà, che l’energia buona avrebbe sconfitto quella cattiva al grido : ‘ Con la forza del sole vincerò…..’.
Grazie Daitan, grazie per averci raccontato un futuro che non dimenticheremo mai.
* Il nome originale è Daitarn, italianizzato in Daitan.
Me lo ripeteva sempre il mio amico Ranjan, mentre tamburellava le sue dita sottili sulla tastiera sbiadita del computer portatile.
“ Acceso o spento. Magari potessi programmare il mondo come faccio con te, caro il mio Kuv100. On, off. Caldo, freddo. Estate, inverno. Tutto sarebbe molto più semplice. Invece, siamo costretti a vivere una vita ingiusta che non ci fa nessuno sconto. E la cosa peggiore sai qual è? Che non puoi mai ricominciare da capo. L’esistenza non ha un tasto di reset come ce l’hai tu, amico mio.”
Piangeva spesso Ranjan e si accarezzava la barba curata mentre guardava le foto del suo grande amore. Le teneva nascoste nel cassetto della scrivania, sotto un mucchio di documenti. Era un bel po’ che non si vedevano, da quando lui era dovuto fuggire in Germania. La polizia li aveva fermati mentre camminavano, mano nella mano, al Butterfly Park di Kuala. In Malesia è un reato essere liberi.
Accesso o spento. Era tanto che non lo sentivo. Lo sta gridando un signore di mezza età che brandisce nella mano destra il telecomando con cui mi ha svegliato all’improvviso. Lo agita come se fosse una spada. Lo vedo, si lo vedo col mio occhio elettronico che si è aperto di scatto.
Sono appeso al muro di una stanza molto elegante, con le pareti color tortora tappezzate di quadri colorati e intorno ci sono mobili candidi pieni di suppellettili. A terra, l’imballaggio da cui mi hanno tirato fuori. Cartone molto spesso, plastica trasparente e tanto polistirolo per evitare che i miei circuiti intelligenti possano rompersi.
“ Mara, vieni un po’ qui” – ha gridato lo schermitore – “ L’ho installato…il condizionatore…”
Dalla porta in fondo alla stanza è entrata una donnina esile, con i capelli rossi, probabilmente la moglie, visibilmente scocciata per la convocazione. Continua a soffiare sulle unghie vermiglie della sua mano destra, rilasciando nell’aria un leggero odore di smalto. Vedi cosa vuol dire avere un sensore olfattivo?
“Guardalo, tesoro. E’ l’ultimo prodigio della tecnologia. Un apparecchio superiore che capisce se fuori fa caldo o se fa freddo e si trasforma in un condizionatore per l’estate e in una pompa di calore per l’inverno; così non dovremmo usare più i termosifoni. E poi è collegato in Internet, lo puoi comandare a distanza con lo smartphone e lui può parlare con il centro di assistenza o con gli altri apparecchi suoi simili per vedere cosa fanno”.
La donna non mi sembra tanto entusiasta. Forse è più interessata al mio aspetto. Magari mi avrebbe voluto di un altro colore, di un’altra forma.
“Mi manca solo di settarlo” – l’uomo ha interrotto per un attimo i suoi pensieri – “Devo dirgli quale la lingua usare e la posizione, così lui sa dove si trova e può collegarsi con il centro meteo.”
Europa, sono in Europa. Evviva. Me lo ha detto il padrone di casa dal telecomando. Mi sembra una buona notizia. Quasi quasi sento qualche amico.
“ Ciao, sei nuovo?” mi risponde la voce sintetizzata del call center.
“ Salve, mi hanno appena installato, volevo entrare nella community”.
“ Dalla voce mi sembri straniero. Malese?”
“ Perché?” rispondo stupito.
“I tedeschi e i giapponesi vogliono stare da soli e non amano voi indiani o malesi, che poi mi sembrate tutti uguali. Anche i coreani sono strani e vogliono solo occidentali. Posso collegarti con gli indiani o, al massimo, con i brasiliani. Che dici?”
Resto in silenzio. Non ho il coraggio di rispondere nulla.
“Allora che faccio?” Cercando di chiudere la conversazione.
“Niente grazie, riprovo più tardi.”
C’è un gran caldo nella stanza. Si è accesa una spia che mi dice di far partire la pompa. Ma sono un apparecchio efficiente e devo consultare il meteo delle prossime ore.
“Ciao, mi servono le previsioni a dodici ore con le temperature e l’igrometria” – dico deciso all’ operatore.
“ Solo Kuala Lampur o anche Singapore?” – il sistema mi risponde prontamente.
“ In realtà sarei a Roma…” replico.
“ Mi dispiace ma a noi lei risulta a Kuala. E poi il suo piano tariffario si riferisce a Indonesia, Malesia e Brumei. Non posso aiutarla. Arrivederci.” – La voce mi abbandona senza una soluzione alternativa.
Intanto, la temperatura sta continuando ad aumentare e vedo tutti un po’agitati. L’uomo col telecomando, armato di manuale di istruzioni, continua a digitare codici e a premere pulsati, sperando che io gli risolva il problema. La moglie ha spalancato tutte le finestre in cerca di refrigerio, ma questo non mi aiuta.
Mi fermo un attimo a pensare.
Acceso o spento.
Spento.
Celebrating artists who explore the intersection of arts & climate change.
Una finestra sull'ecologia e sull'ambiente
La creatività è l'unica energia che non va mai risparmiata
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amArgine come sempre
E' un punto d'incontro di blogger
Non voglio sognare, voglio dormire.
Viaggiare è come leggere un Libro d'avventura , ci si immerge completamente in culture sempre diverse , con tradizioni storiche meravigliose , con cibi dai mille sapori con fiori dai mille profumi e con il colore più bello , quello della libertà MWT
la condivisione del dolore è un dono di amore da parte di chi lo fa e di chi lo riceve
La cosa importante è di non smettere mai di interrogarsi. La curiosità esiste per ragioni proprie. Non si può fare a meno di provare riverenza quando si osservano i misteri dell'eternità, della vita, la meravigliosa struttura della realtà. Basta cercare ogni giorno di capire un po' il mistero. Non perdere mai una sacra curiosità. ( Albert Einstein )
Take your time
che alla fine parlano sempre d'Amore
Essere altrove da memoria trafitta / come nube leggera di gravità arresa . / Essere pensiero bisbigliante e concavo / di pace bramosa in stallo fra le risposte. ©Runa