P: Dottò, sono disperato.

D: E quale sarebbe la novità, signor Paglioli? Il mese scorso era affranto. Quello prima angosciato. Questa volta a cosa dobbiamo l’onore della sua visita?

P: La bolletta continua a essere esagerata e io non capisco il perché.

D: Per questo deve passare all’ENEL…

P: Ci sono andato all’ENEL e ho detto le stesse cose anche a loro. Poi, una parola tira l’altra, io ho cominciato a fare il pazzo e loro mi hanno educatamente consigliato di uscire dall’ufficio. E allora sono venuto qui da lei…

D: Che fortuna, eh?

P: Eppure, ho provato di tutto, mi deve credere. Ma non è servito a niente. Lampadine a LED, elettrodomestici efficienti, ho perfino iniziato a non fare più le lavatrici di notte!

D: Sarà contenta la signora del piano di sotto. Non era lei che l’aveva denunciata all’assemblea di condominio?

P: Si che era lei. Ma adesso è diverso. Deve esserci un problema psicologico…

D: Solo uno?

P: La prego dottò, non scherzi. Io ho gli incubi.

D: Mi scusi, ma mi ero lasciato trasportare. Mi dica tutto, la ascolto. Mi parli degli incubi. Vede per caso lampadine volanti che la fissano nel buio?

P: No !

D: Lo scaldabagno elettrico che la vuole uccidere…

P: No !

D: I termosifoni che esplodono ?

P: No, no, niente di tutto questo. Ho una strana sensazione che non mi fa dormire. Qualcosa di più profondo, un peso proprio qui…

D: A volte i peperoni la sera…

P: Ma che peperoni…io soffro e lei si prende gioco di me ?

D: Si ricordi che io sono un professionista e non scherzo. Qualche volta, sdrammatizzo.

P: Mi perdoni…

D: Dunque, in realtà ci sono diversi motivi psicologici che potrebbero spiegare la sua difficoltà nel percepire e gestire il consumo di energia.

P: Ad esempio…

D: Ad esempio, quella che nel nostro gergo si chiama attenzione selettiva. Il suo cervello ha una capacità molto limitata di attenzione…

P: Forse il suo cervello…

D: Era un modo di generalizzare Paglioli. Il cervello di ognuno di noi  tende a concentrarsi su stimoli immediati e rilevanti per la nostra sopravvivenza. Visto che il consumo di energia è un fenomeno spesso invisibile e indiretto, non attira facilmente la nostra attenzione.

P: Quindi, lei vuole dire che il mio cervello è troppo occupato a preoccuparsi del fatto che mia moglie non mi ha comprato il barattolo di Nutella per accorgersi che il condizionatore è acceso da tre giorni?

D: Più o meno…

P: Più o meno?

D: Anche questo era un modo di dire. La vedo troppo rigido Paglioli, si rilassi.  

P: Si metta nei miei panni.

D: Non sia mai Dio…Allora, dove ero rimasto. Ah, si. Insieme all’attenzione selettiva c’è l’abitudine. I nostri comportamenti quotidiani che ci fanno consumare energia diventano abitudini automatiche. E una volta che un comportamento diventa un’abitudine, è meno probabile che ne siamo consapevoli o che ne percepiamo l’impatto energetico.

P: Quindi lasciare la TV accesa tutto il giorno mentre sono al lavoro potrebbe essere solo un’abitudine?

D: E’ una cattiva abitudine…

P: Sono d’accordo con lei !

D: Adesso mi dica una cosa, Paglioli.  Lo conosce il detto ‘ lontano dagli occhi, lontano dal cuore’?

P: Si, ma che c’entra?

D: C’entra perché è la versione popolare di quella che chiamiamo distanza psicologica. Noi ci preoccupiamo meno dei problemi che percepiamo come psicologicamente lontani, sia nel tempo che nello spazio. Quindi, il consumo di energia e le sue conseguenze possono sembrare lontani e astratti e questo riduce la nostra motivazione a tenerli sotto controllo.

P: Ah, quindi se non vedo il contatore girare impazzito, non mi preoccupo?

D: Potrebbe trattarsi anche di miopia ma diciamo che ha capito il concetto. E non solo percepiamo le cose distanti anche se non siamo miopi ma abbiamo anche una visione frammentata della realtà…

P: Fra… ?

D: Frammentata, spezzettata. L’energia che consumiamo sta dentro molti piccoli dispositivi e questo ci rende difficile percepire l’impatto complessivo.

P: Quindi quella serie di luci natalizie che tengo fuori al balcone accese tutto l’anno potrebbe essere solo una goccia nel mare, ma tante gocce fanno un oceano?

D: Ma lei tiene sempre tutto acceso e poi si lamenta che la bolletta è salata?

P: Non me ne parli.

D: Dulcis in fundo c’è una cosa che non la riguarda.

P: Ah meno male…

D: L’ottimismo…

P: Mi vuole dire che io sono un pessimista.

D: Lasci perdere, amico mio. Se lei fosse un ottimista, tenderebbe a sottovalutare i rischi e a sovrastimare le sue capacità di gestire le risorse. Tutto questo ci porta a credere che il nostro consumo energetico sia meno significativo o problematico di quanto non sia in realtà.

P: Quindi un ottimista penserà sempre che un’altra mezz’ora di forno acceso non farà male?

D: Proprio così. In più, l’assenza di un feedback immediato sul consumo energetico rende difficile per il cervello fare associazioni chiare tra azioni e conseguenze. Ad esempio, il costo dell’elettricità viene spesso percepito solo quando arriva la bolletta, che è un feedback ritardato rispetto all’uso quotidiano.

P: Quindi dovrei ricevere una scossa ogni volta che lascio una luce accesa senza motivo?

D: Magari fosse !

P: Dottore, non dica così che io soffro.

D: Paglioli, non c’è niente da soffrire. Bisogna reagire.

P: E come ?

D: Innanzitutto, lasci perdere la mia lampada. E’ da quando è entrato che continua ad accendere e spegnere Deve ingannare il suo cervello emotivo. Vede, il cervello emotivo reagisce alle emozioni più che alla logica. Deve usare qualche espediente per prenderlo in giro.

P: E come faccio?

D: Ad esempio, si può ricompensare quando risparmia energia. Ogni volta che spegne un apparecchio inutile, si dia un piccolo premio, tipo una caramella o cinque minuti di relax.

P: Come il cane di Paolo, praticamente?

D: Chi è Paolo ? Ah Pavlov? Esatto! Il suo cervello è come un cucciolo che va addestrato con pazienza e premi. E poi può visualizzare il risparmio energetico. Metta un barattolo in cucina e ogni volta che risparmia energia, ci metta dentro qualche moneta. Vedrà che alla fine del mese sarà più motivato.

P: Interessante. E cos’altro posso fare?

D: Può anche usare il potere dell’abitudine inversa, che non è roba da Herry Potter. Ad esempio, se tende a lasciare la luce accesa, metta un post-it sulla porta con scritto “Spegni la luce”. Dopo un po’, non avrà più bisogno del post-it, perché il suo cervello avrà acquisito la nuova abitudine.

P: Mai pensato che risparmiare energia potesse essere così divertente.

D: L’importante è rendere tutto più immediato e gratificante. Il cervello emotivo ama le sfide e le ricompense.

P: Dottore, lei è davvero un genio assoluto.

D: Faccio del mio meglio, Paglioli. Anche con pazienti difficili come lei capaci di fulminarmi un lampadina LED che dovrebbe durare cinquantamila ore.

P: La prossima volta gliela ricompro.

D: Lasci perdere. E mi faccia sapere se trova qualche espediente che funziona particolarmente bene. Potrei usarlo con i miei prossimi pazienti!

P: Allora arrivederci.

D: Paglioli, quale arrivederci? Non mi paga la visita?

P: Pagherò con i risparmi sulla bolletta, dottò. Ci vediamo tra un paio d’anni!


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