Cos’è un negazionismo? Una verità alternativa? Una fuga dalla realtà? No, niente di così filosofico. Un negazionismo è una toppa messa lì per coprire lo strappo della realtà. Funziona? Certo che si, fino a quando non ci inciampi dentro.
E tu? Non ne hai mai usato uno? Ne sei proprio sicuro? Mai detto che quella bilancia sballata esagerava il tuo peso? Mai pensato che quel compito in classe non era poi così difficile, era solo il professore che aveva qualcosa contro di te? Mai scrollato un articolo sui social, annuendo soddisfatto solo perché confermava quello che già credevi?
Vedi, i negazionismi sono ovunque, piccoli e grandi, e tutti ne siamo consumatori, a volte anche senza rendercene conto.
Che poi, non è nemmeno colpa nostra. Abbiamo un cervello che non è fatto per affrontare troppe contraddizioni. La parte razionale ci prova a imporsi, ma quella più antica, più istintiva, gioca sporco. Ci protegge dalla paura, ci fa sentire nel giusto, ci dà la sicurezza di sapere come stanno le cose.
Perché ammettere di aver torto fa male. Accettare che il mondo sia più complesso di quanto ci piaccia credere richiede uno sforzo che pochi di noi sono disposti a fare.
Benvenuti a Negatio Perfecta. Qui non vendiamo oggetti, ma soluzioni. Se c’è qualcosa che non va, non preoccuparti: possiamo cancellarlo, riscriverlo, ribaltarlo. Ti serve una realtà alternativa? Nessun problema, te la impacchettiamo e la rendiamo credibile.
Da fuori sembriamo un negozio qualsiasi. Incastonato tra una lavanderia a gettoni e un’enoteca che si prende troppo sul serio, la nostra vetrina è discreta: «Risolviamo i tuoi problemi prima ancora che diventino tali».
Ma dentro, è un altro mondo. Gli scaffali traboccano di possibilità: pergamene arrotolate, flaconi sigillati con ceralacca, vecchie fotografie modificate, chiavette USB con dati aggiornati e infallibili.
Qui, ogni articolo è una storia, un ricordo aggiustato, una certezza distorta.
Io sono Gianni e lavoro qui. Ho fatto molti mestieri prima di arrivare in questo posto. Cameriere, venditore di aspirapolveri, impiegato con scartoffie senza senso. Ma questo è diverso: qui si costruisce ciò che la gente vuole credere.
Un uomo entra, il fiatone ancora sulla bocca.
«Avete qualcosa per far scomparire il riscaldamento globale?».
Certo. Gli porgo il ‘Cambio narrativo climatico: frasi pronte su come le temperature siano sempre cambiate’, selezioni di articoli per dimostrare che è tutto un inganno orchestrato.
Lui esce soddisfatto e due settimane dopo lo vedo in TV, mentre indica il cielo sereno sostenendo che tutto questo allarmismo non ha ragione d’essere. Dietro di lui, le foreste in fiamme.
Una donna distinta si avvicina con eleganza.
«L’amianto? Mai esistito, pura invenzione dei media».
Le offro il ‘Filtro industriale della realtà’, il miglior alleato per chi ha bisogno di cancellare scomodi problemi di salute pubblica. Qualche giorno dopo, un articolo parla di operai morti per patologie polmonari, ma la discussione si spegne subito. Dopotutto, se non c’è un problema, non c’è nemmeno una colpa.
E tu? Hai mai pensato che forse il fumo non sia così dannoso? Un cliente con mani tremanti ha acquistato il ‘Mio nonno ha fumato fino a 90 anni senza problemi’. Lo rivedo qualche mese dopo, nascosto in un vicolo, tossendo mentre si accende l’ennesima sigaretta. Ma lui ci crede ancora e in fondo è questo l’importante, no?
O magari sei uno di quelli che trovano affascinante l’idea di una Terra piatta. Per loro abbiamo il nostro bestseller: il ‘Rimodellatore geografico’, con una selezione di prove pescate a caso da internet, citazioni modificate e illustrazioni medievali. Li vedi poi, fieri, a raccontare la loro nuova verità agli altri sui social, con una convinzione incrollabile.
Ma il miglior negazionismo è quello che non sai nemmeno di usare. La verità oggettiva è diventata un optional, la conferma delle proprie convinzioni un bisogno. Internet ha amplificato tutto, ha trasformato le credenze in bolle di consenso impenetrabili. Ognuno sceglie la propria realtà e noi siamo qui per vendergliela.
Fino a quando è entrato un ragazzino. Dodici anni al massimo. Occhi grandi, smarriti.
«Avete qualcosa per far smettere i bulli di dire che sono povero?»
Ho ingoiato a fatica. Gli ho offerto il ‘Riflesso narrativo’: se ripeti abbastanza volte che tuo padre ha un gran lavoro e una casa bellissima, gli altri finiranno per crederci.
Lui mi ha sorriso. Ma non era un sorriso felice. Era un sorriso stanco, che mi ha gelato il sangue.
Quella notte non ho dormito. Ho pensato a tutte le storie che avevo venduto, alle persone che se ne erano andate convinte di vivere una realtà migliore, alle bugie su misura cucite per ogni necessità. E a quel bambino.
Così, il giorno dopo, ho fatto una cosa che non avevo mai fatto prima. Ho acquistato un negazionismo per me stesso. Ho chiesto il ‘Velo d’oblio’: un prodotto speciale, che riscrive la mia storia e mi libera da tutto questo.
Sono uscito, senza voltarmi indietro, mentre l’insegna del Negatio Perfecta svaniva dai miei ricordi.
Eppure, mentre cammino, c’è un attimo di esitazione. Un dettaglio sfuggente, un’ombra nella memoria.
E se qualcosa fosse rimasto? Se questo negozio esistesse ancora, da qualche parte?
E tu? Quale negazionismo hai scelto oggi?
