Pompe, santi e termosifoni. Diario di un installatore termoresistente

Ore 6:38

Mi sveglio col rumore della caldaia che parte. Non la mia. Quella del vicino. È vecchia, rumorosa, con quel suono a metà tra un colpo di tosse e un sussurro di minaccia.

La trovo rassicurante. In un mondo che cambia troppo in fretta, almeno lei tiene botta.

Fumo una sigaretta guardando il tubo di scarico come fosse un segnale di fumo tra indiani idraulici.

Ore 8:01

Arrivo dal cliente. Villetta nuova, odore di vernice e di YouTube. Mi apre lui, sorridente, maglione in lana grezza, occhiali tondi da architetto dilettante.

«Abbiamo pensato a una pompa di calore!»

Lo dice come se avesse avuto una visione. Come se Dio gli avesse parlato durante la colazione con avena e semi. La moglie spunta alle sue spalle. Sorride anche lei. Hanno gli occhi pieni di ecologia e ignoranza termoidraulica.

Li odio un po’. Poi mi passa.

Ore 8:25

Faccio un giro.

Casa da rivista, impianto da guerra del ’92. Radiatori enormi, muri spessi come l’ego del cliente.

«È tutta coibentata!»

«Anche il cervello?» Non lo dico. Lo penso fortissimo.

Lui inizia a raccontarmi cosa ha letto su internet. Siti. Blog. Forum. Un post su Linkedin.

«Dice che con la pompa, spendo un terzo rispetto al gas!»

«Dice anche che il bicarbonato cura il cancro. Eppure…

Ore 9:12

Arriva il cognato. Ogni cliente sostenibile ha un cognato.

«Io ce l’ho da un anno. Pompa aria-acqua. Bollette ridicole!»

«Quanti metri quadri?»

«Ottanta. Ma ben fatti!»

Ben fatti cosa? I metri? Le bollette? L’uomo trasuda verità relative.

Ore 10:48

Tento la via diplomatica.

«Con i vostri termosifoni e questa superficie, valuterei un sistema ibrido.»

«Ma così torniamo al gas!»

«Meglio tornare al gas che scoprire il concetto di umidità emotiva sotto il piumone.»

Silenzio.

L’architetto improvvisato guarda il pavimento in legno termotrattato. Lo stesso che gelerà tra gennaio e marzo, se mi ignorano.

Ore 12:30

Pausa pranzo. Panino con mortadella e dignità calante.

Leggo un messaggio di Sergio, collega e sopravvissuto della rivoluzione green: «Oggi una cliente mi ha chiesto se la pompa può anche deumidificare i sogni.»

Gli rispondo con una bestemmia e un cuore.

Ore 14:10

Lascio il preventivo.

Non insistono. Devono parlarne con calma.

Traduzione: «Aspetteremo che il cognato faccia danni e poi ti richiamiamo per pulire.»

Esco.

Il cane della casa mi guarda. Un golden retriever, razza mansueta. Ma ha negli occhi lo stesso dubbio che ho io: Si scaldano davvero, questi due?

Ore 17:03

Rientro.

La mia caldaia borbotta in fondo al corridoio. Non si lamenta. Non chiede. Fa solo il suo lavoro.

La accarezzo come un vecchio trattore.

Una fiamma blu. Una promessa mantenuta.

Ore 17:42

Accendo la TV.

Un servizio parla della Svezia. Case zero emissioni, pompe ovunque, riscaldamento condiviso, efficienza nordica.

Cambio canale. Non ho bisogno di deprimermi guardando gente che coibenta anche il cane.

Ore 18:11

Scorro il telefono.

C’è un corso sulle pompe di nuova generazione. Tre ore, con attestato.

Lo guardo. Lo chiudo. Lo riapro.

Solo per vedere.

Nota finale

Non mi hanno convinto.

Ma forse, oggi, per la prima volta, non sono del tutto sicuro di avere ragione.

E questo, lo ammetto, mi preoccupa più di qualsiasi pompa.


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