Non so dire con precisione quando si sia sparsa la voce del concorso. Forse è cominciato tutto al bar del Ministero, mentre il ragionier M. aggiungeva zucchero al caffè e sussurrava con finta indifferenza:
«Hai sentito del posto? Quello nuovo. Dicono sia quasi ufficiale.»

Il posto in questione era il Funzionario di secondo grado temporaneo con prospettive di continuità incerta. Un nome lunghissimo per una scrivania sgangherata e una pianta secca in un ufficio senza finestre. Ma, si sa, nel nostro ambiente, tutto ciò che è temporaneo viene subito desiderato, e tutto ciò che è incerto diventa prestigioso.

Io, da bravo impiegato, preparai ogni cosa. Certificati, autocertificazioni, copie autentiche, fototessere in due formati, non si sa mai. Persino una dichiarazione preventiva in cui rinunciavo a ogni pretesa di aumento, ferie o umanità.

Consegno la domanda. Stretta di mano del capoufficio. Mezzo sorriso. Tutto in regola.

Passano due mesi. Poi tre. Finalmente, l’elenco degli esclusi. Il mio nome è in cima, in grassetto.

Motivazione: Firma effettuata con inchiostro blu anziché nero, come da circolare interna n.49/T, mai diffusa per ragioni di riservatezza.

Chiedo spiegazioni. L’usciere mi guarda con pietà. Il segretario mi sconsiglia di ‘mettere in discussione i processi’. Il direttore ride. «Regole sono regole! Se cominciamo con le eccezioni, finiamo con l’anarchia!»

Qualche settimana dopo, viene pubblicata la graduatoria dei vincitori. In cima, il nome del nipote del portiere.

“Persona promettente,» dice qualcuno.

“Molto educato,» dice un altro.

Non aveva presentato domanda. «Ma ci ha pensato intensamente,» spiega il direttore, con tono filosofico.

Ora circola voce di un nuovo concorso. Il Funzionario di terzo grado rivedibile con opzione di assegnazione parziale. I colleghi più giovani si affannano a compilare moduli che nessuno ha chiesto. Mi fermano nei corridoi.

«Tu parteciperai, vero?»

«Se ti iscrivi tu, allora vale la pena…»

«Facci sapere eh, che così ci regoliamo.»

Sorrido. Annuisco. Non rispondo. Loro si allontanano soddisfatti. Pensano che io sappia qualcosa.

La verità è che non ho più cambiato penna.

Scrivo ancora in blu.


Una replica a “Il posto promesso”

  1. Avatar BluesMartyEmotional
    BluesMartyEmotional

    Quanta verità.

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