Eccolo di nuovo. Uno scricchiolio.
«Paolo…» Laura gli toccò leggermente il braccio, scuotendolo come per svegliarlo.
«Cosa c’è?» Era sempre molto scontroso quando era stanco.
«Ho sentito una specie di scricchiolio.»
«Te l’ho già detto prima. È l’impianto di riscaldamento. Il tecnico ce lo aveva anticipato. Questi pannelli radianti fanno così, sono un po’rumorosi…»
«C’è qualcuno in soffitta.»
«Non c’è nessuno, vuoi dormire per favore?» Paolo si ritirò ancora più a fondo sotto le coperte come se stesse scavandosi una buca in cui seppellirsi.
Laura cercò di seguire il suo consiglio e si rannicchiò tirando su le lenzuola fino a coprirsi il viso. I suoi occhi iniziarono a chiudersi.
Eccolo di nuovo. E ancora. Ora un fruscio.
«Gli impianti di riscaldamento, anche se radianti, non emettono fruscii.»
Alzò lo sguardo verso il soffitto e notò un piccolo movimento, un rigonfiamento come se qualcuno stesse camminando sulle loro teste. Il suo cuore cominciò a battere sempre più veloce. Paolo russava e Laura emise uno specie squittio. Lui grugnì ma non si svegliò.
Dopo il fruscio, un tonfo improvviso. Laura resistette alla tentazione di infilare la testa sotto le coperte, come una bambina. Ma il suo piede si mosse verso suo marito alla ricerca della sicurezza del contatto fisico.
«Maledizione Laura,» saltò «hai i piedi gelati!»
Questa volta il tonfo fu più forte e Paolo alzò lo sguardo. «Che cosa è stato?»
«L’impianto di riscaldamento,» disse Laura quasi ironica.
Paolo guardò la moglie e aprì la bocca per dire qualcosa, ma si sentì un lamento provenire dal soffitto e un grido lo fermò. Questa volta furono le mani di Laura a muoversi verso Paolo. Lui la tenne stretta un po’ per proteggerla o forse per sentirsi più sicuro. Non sapeva quale delle due.
«Dobbiamo andare a vedere?» Lei chiese.
Nei film questo era il momento in cui l’eroe andava a verificare cosa fosse successo e diceva alla sua donna: «Aspettami qui.»
Dopo una durissima battaglia, l’eroe avrebbe sconfitto qualunque mostro, il male, un pazzo, un drago cattivo e poi sarebbe tornato dalla sua donna e lei gli avrebbe dato un segno di gratitudine. Lieto fine.
Tutto questo balenò nella mente di Laura quando Paolo la guardò. Trattenne il respiro, in attesa che il suo eroe facesse l’eroe. Nel suo breve sogno lui avrebbe meritato che lei indossasse una vestaglia di seta, invece del pigiama in pile con un cagnolino disegnato sulla giacca. Ma questi erano solo dettagli.
«Stai andando a vedere?» lei chiese.
«No, prendi il cappotto. Ce ne andiamo da tua madre.»
Simpatico il tuo racconto.
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